Impatto della filiera corta sul sistema agroalimentare italiano (2012/2013)

Committente: Ministero dell’Agricoltura

Titolo completo: ‘Valutazione degli impatti producibili sul mercato, sulle imprese e sui consumatori dalle filiere corte. Analisi degli scenari e supporto alla definizione di indirizzi strategici per la promozione delle esternalità positive delle filiere corte’ – In corso

Negli ultimi anni si è manifestata una crescente attenzione ai problemi connessi al progressivo allungamento delle filiere agro-alimentari, le quali comportano un incremento dei costi e, quindi, del prezzo finale del prodotto. Allo stesso tempo, si sono rapidamente diffuse nuove forme di commercializzazione e consumo riconducibili alla “filiera corta”, dai Gruppi di Acquisto, alle diverse forme di vendita diretta, ai Farmer’s Market.
Si tratta di un fenomeno in controtendenza rispetto alla crisi generale perché concilia la necessità di risparmiare con quella di garantire la sicurezza del cibo. Oltre alle norme nazionali in favore dei Farmers’ market, alcune regioni hanno emesso proprie normative a sostegno delle produzioni agroalimentari locali.
La filiera corta determina la nascita dell’impresa di prossimità, con forte attitudine al mercato, che incorpora tutte le fasi del sistema-prodotto, consentendo così il contenimento dei costi di distribuzione, la riduzione dei costi ambientali, l’ottimizzazione della tracciabilità. Puntando a stabilire una relazione diretta con i consumatori, l’impresa agraria si riappropria di tutte le funzioni imprenditoriali, in particolare di quella decisionale. La formula consente anche alle imprese di tracciare nuovi percorsi e si adatta particolarmente al sistema agricolo italiano, caratterizzato dalla presenza di numerose aziende di piccole dimensioni, che spesso non riescono a sganciarsi da una posizione marginale sul mercato.

In questo scenario, il progetto si è preposto di far luce sull’organizzazione dei nuovi mercati di commercializzazione dei prodotti agro-alimentari, avendo cura di verificarne l’impatto sulle strutture aziendali, sugli assetti produttivi e sulla redditività.

Obiettivi

Il progetto ha avuto lo scopo di analizzare l’impatto di tali forme commerciali sulle imprese agrarie e sulle filiere nelle quali si inseriscono, l’individuazione dei punti di forza e di debolezza e la valutazione dei fabbisogni in termini di intervento pubblico, anche al fine di predisporre percorsi formativi rivolti alla Pubblica Amministrazione.
Gli obiettivi specifici sono stati:

  • individuare la consistenza, la struttura e l’organizzazione delle forme di filiera corta più diffuse, distinte per tipologia di prodotto e aree di produzione
  • verificare l’efficienza economica della filiera corta a seconda dei contesti locali e delle situazioni di mercato
  • verificare se la filiera corta risulti particolarmente idonea a risolvere le difficoltà di aziende di piccole dimensioni, multifunzionali, che offrono prodotti di nicchia (locali, tipici e/o biologici), e/o appaia meno adeguata nei casi in cui prevalgono le dimensioni d’impresa medio grandi, quando si creano economie di scala di tipo economico ed ecologico, quando l’offerta aziendale risulti specializzata e costituisca una consistente massa critica di prodotto che può trovare maggiore facilità di sbocco in un mercato più ampio di quello locale
  • verificare se la vendita diretta è idonea soltanto allo sbocco di prodotti pronti per il consumo e non di prodotti da trasformare, in relazione all’organizzazione dei consumi delle società avanzate
  • verificare se i prezzi dei prodotti scambiati nell’ambito della filiera corta siano più bassi per i consumatori di quelli offerti dalle grandi catene di vendita che operano con notevoli economie di scala nella filiera lunga
  • verificare se nelle aree a bassa densità demografica l’offerta può essere in esubero creando difficoltà ai produttori
  • verificare se e in che modo la filiera corta valorizza il capitale umano e sociale e le risorse locali
  • verificare i costi ambientali connessi al trasporto dei prodotti
  • confrontare i consumi energetici della filiera corta con le altre modalità di organizzazione dei mercati
  • individuare e caratterizzare la domanda di prodotti locali
  • verificare le criticità della normativa di settore
  • verificare l’opportunità di attuare interventi normativi più efficienti ed efficaci.

Attività

Le attività si sono articolate in 3 linee:

  1. Analisi delle diverse forme di commercializzazione in Italia e all’estero riassumibili nelle filiere corte per individuare la dimensione delle nuove modalità di vendita, i rapporti commerciali, le tipologie di prodotto, i luoghi di vendita e di provenienza dei prodotti. Sono stati considerati anche i modi mediante i quali l’accorciamento della filiera porta all’eliminazione o riduzione del numero degli intermediari commerciali e dei tragitti di percorrenza dei beni.
  2. Analisi dell’impatto di tali forme di commercializzazione a livello d’impresa agraria, con particolare riferimento ai profili aziendali, agli aspetti gestionali e alle conseguenze che le innovazioni organizzative hanno a livello d’impresa.
  3. Analisi del loro impatto a livello di filiera, con riferimento alle diverse modalità di vendita. Particolare attenzione è stata riservata alle organizzazioni di mercato, cercando di capire se alla filiera corta si associno mercati perfettamente concorrenziali (in cui si applica un prezzo unico per prodotti indifferenziati) o imperfetti (differenziazione del prodotto).

Risultati finali

I benefici scientifici risiedono essenzialmente nella maggiore conoscenza di un fenomeno economico in rapida evoluzione. La conoscenza dei punti di forza e di debolezza consentirà al pubblico operatore la messa a punto di politiche più efficienti ed efficaci e di verificare l’opportunità di attuare interventi normativi più organici, oltre a disegnare modalità di raccordo con gli strumenti di programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013 e con le Convenzioni internazionali anche in materia di tradizioni immateriali.

I benefici economici sono da inquadrare in misura prioritaria nell’ambito dello sviluppo locale in senso territoriale. Infatti, la conoscenza dei canali commerciali maggiormente redditizi porta verso un aumento sia della domanda che dell’offerta, oltre che ad una riduzione dei prezzi. Inoltre i benefici si potranno realizzare lungo tutta la filiera con maggiori coefficienti di attivazione delle economie locali e del capitale umano.
Va peraltro considerato che l’analisi comparativa di diverse realtà territoriali e produttive del territorio nazionale ed estero è premessa indispensabile per definire degli ambiti in cui valorizzare le produzioni locali, tipiche e biologiche sia dal punto di vista del consumo locale che dalla eventuale collocazione su mercati in grado di apprezzarle.

Workshop conclusivo ‘Le filiere corte nella nuova dinamica città/campagna’ – 29 maggio 2013

Sviluppi Futuri

Molte delle problematiche affrontate dal progetto hanno una ricaduta sul sociale. Basti pensare alle ricadute in termini di occupazione, sia come mantenimento degli attuali posti di lavoro, che come possibilità di creare nuovi spazi alle imprese del settore. Le proposte che saranno elaborate dovranno essere sottoposte al vaglio della ‘fattibilità sociale‘, che verifichi il grado di accettazione delle stesse da parte dei vari portatori di interesse. Non trascurabile sarà la valenza relazionale del rapporto tra produttori e consumatori.

Le indagini permetteranno di approfondire le interazioni tra produzione agricola ed ambiente, soprattutto per quanto concerne l’aspetto dei trasporti.
Uno degli aspetti che sono affrontati nel progetto è appunto quello di conciliare gli aspetti di natura ambientale con la realizzazione di produzioni di qualità, che consentano la valorizzazione, anche economica, delle aree più vocate alla produzione agroalimentare di qualità.

Referente Scientifico
Prof. Davide Marino